Nel
nome della madre e del figlio
Sento
il cielo farsi carne
e
la carne premere in un pugno umido di ninnenanne
contro
il ventre,
liscio
come una candela
in
attesa di consumare la sua preghiera
si
lascia dilatare dalle promesse
in
una eclissi
nuda
nella sua orma
e
morbida come una conchiglia quando il bagnasciuga trema,
respira
lieve
e
arde nelle stagioni
mentre
cresce lentamente nel suo lievito d’amore
e
si forma dal seme alla parola
prima
della sorte
nella
vertigine del mondo
sento
il mio corpo farsi terra
e
la terra nel suo canto nuovo per il creato
al
centro dell’ombelico,
lo
sento zolla a zolla
trasformarsi
in un’alba che fende l’orizzonte
con
l’ala di un falco,
lo
sento nel cuore caldo di Dio
quando
le ombre si sciolgono in mammelle di farfalla
e allattano
i padri
con
il nostro dolore,
sento
il mio corpo già pronto per benedire
il
suo frutto
nel
nome della madre e del figlio
e di
tutte le creature in fondo alle favole.
È la linfa dei giorni che mi perdona, il sangue nella mia notte
che profuma di vigna e mare.
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