venerdì 5 luglio 2024

Filo di Maria Grazia Doglio

 

FILO

 

Scorro, m’intreccio, creo.

Mi muovo grazie a piccole ed energiche dita screpolate che instancabilmente non si fermano e ripetono gesti ormai noti.

Percepisco di essere prezioso, sono il dono di una nonna alla nipote che tra qualche giorno si sposerà.

Di gomitoli come me ne sono stati utilizzati tanti, io sono l’ultimo filo del morbido cotone.

La padronanza acquisita nei movimenti e nei passaggi mi trasforma presto in un bianco centrino rotondo.

Ora sono sovrapposto a tanti altri.

Sono diventato un simbolo di affetto.

Altre mani esperte mi trasformano in un sacchetto; dolci confetti si uniscono a me e un fiocco bianco ci lega al medesimo destino.

Nel giorno di festa, disposto in ordine in un ampio cestino di vimini, attendo il mio momento.

Giunti ai saluti mani emozionate e grate alla vita, mi consegnano a una giovane donna, amica della sposa.

Le due si abbracciano, io rimango schiacciato tra i due cuori traboccanti di confidenze.

Mi ripone in una borsa elegante, sono pronto a scoprire la mia nuova destinazione.

La ragazza mi separa dai confetti e, con lo sguardo perso nei ricordi, mi distende sul suo comodino sotto una cornice con la foto che la ritrae sorridente insieme all’amica durante un’escursione in montagna.

Per molto tempo resto lì, la polvere mi copre, fortunatamente una signora spesso mi scrolla e mi lava.

I giorni scorrono: divento testimone di pianti, gioie e nostalgie.

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Per un lungo periodo c’è solo buio attorno a me, la camera dove mi trovo diventa silenziosa.

Un velo di tristezza cala sulla casa.

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Finalmente la luce si accende.

C’è tanto rumore attorno a me: i mobili vengono spostati, gli oggetti presenti nella stanza sono riposti, senza troppa attenzione, in alcuni sacchi neri.

Una mano che conosco, ora meno curata e dalla pelle più tesa, afferra la cornice che... non va a finire nel sacco, ma nella sua borsa, la stessa che mi ha portato anni fa in questa casa.

Ed io?

Mi afferra, mi scrolla ...etciù...

I miei buchi si allargano e si stringono per il timore di finire ...

fiù... io e la cornice facciamo nuovamente coppia fissa, spero sia un segno positivo.

Arrivo in un appartamento dall’arredamento moderno.

Non vedo centrini sui mobili!

Che fine farò?

La mia vecchia amica non mi abbandona, anzi mi offre una nuova vita e mi lega a una nuova compagna profumata: la lavanda.

Diventiamo custodi dei suoi abiti.

Mi piace questo ruolo: aiuto a preservare dal tempo ciò che è prezioso per altri.

Direi un atto generoso da parte mia!

Ogni tanto la lavanda è sostituita da altra con maggiore fragranza e quella secca  brucia nel camino e salutando emana ancora un po’ di profumo: è il suo addio.

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Con il tempo i cassetti si riempiono di vestiti molto piccoli.

Un giorno una manina mi afferra, annusa la lavanda: la bimba sorride.

“Mamma cos’è?”

“Questo è il centrino che mi ha donato Annalisa in ricordo del suo matrimonio, glielo aveva fatto sua nonna all’uncinetto. Per tanto tempo è stato sul mio comodino in camera e poi, quando abbiamo venduto la casa dei nonni, dove io sono cresciuta, l’ho portato qui da noi.”

“Me lo fai vedere aperto?”

“Va bene, intanto metto della nuova lavanda più fresca.”

Finalmente sgranchisco un po’ i miei punti .

“Mamma, è un bellissimo rotondo bucherellato!”

La piccola mi gira e rigira, guarda il mondo attraverso me, ho i brividi per l’emozione.

“Mamma se vuoi, potremmo farlo diventare una pallina per il mio albero di Natale!”

“Bella idea, mettilo da parte che cerco un tutorial per scoprire come fare.”

Brava bambina, finalmente di nuovo alla luce!

Nei giorni successivi quattro mani mi tirano, mi legano, m’immobilizzano all’ interno di un cerchio di metallo.

“Mamma, abbiamo finito, è bellissima”

Ecco come si fa presto a cambiare genere da maschile a femminile, ma per me non ha nessuna importanza; essere utili, essere presa in considerazione, essere segno, tutto ciò mi fa esistere.

La bimba aggiunge un fiocco rosso ed ecco che mi appoggia vicino alla stella del suo albero scintillante.

Natale, tempo di rinascita anche per me.

Per tanti anni, l’8 di dicembre, io e i miei nuovi coinquilini del medesimo scatolone, siamo i protagonisti di un mese di luci, buoni propositi  e allegria.

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Arriva il periodo in cui rimaniamo per anni al buio; mi sembra di rivivere momenti del mio passato.

Ogni tanto il nostro involucro si muove, è spostato, ma mai aperto!

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Il coperchio si alza.

Due mani rovistano, un solletico di piacere mi sale su per i punti.

“Ecco dov’era! Mancavi proprio tu”

Io?

“Guarda Mario, l’ho trovata, ora la disfo e vedrai che completerà il mio lavoro”

Mi disfa, punto per punto? Aiuto!

Fortunatamente mi slega solo dal cerchio di metallo e m’ immerge in una bacinella con acqua profumata; sono nuovamente libera di muovermi, piegarmi , avvolgere mani; che magnifica sensazione!

Ora sono stesa, devo asciugarmi, i raggi mi riscaldano e cerco di essere ottimista sul mio futuro.

Ecco due mani con delicatezza mi prendono e con ago e filo, senza modificare la mia forma, mi legano ad altri centrini.

Sono tra i miei simili! Sono tornato di genere maschile!

Ora tutti insieme formiamo una tendina e guardiamo al di là di una porta a vetri.

Dinanzi a noi la campagna!

Il mio nuovo ruolo è decisamente quello che preferisco: sono rivolto verso il mondo, ritorno a proteggere una casa, a essere parte di una famiglia.

Certamente il sole mi scalderà e le mie fibre saranno sempre più deboli, mi sgualcirò, ma saprò di non aver vissuto invano!




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