Verdetto
“Parole ed Immagini 2022 – XXXI Edizione
Scritti
La giuria della
XXXI edizione del “Concorso Parole ed Immagini”, per quanto riguarda gli
“scritti”, formata da Elisa Dani e Giorgio Casiraghi, riunitasi a Rosbella, ha
fatto avere il suo giudizio.
Poesia e prosa giovane
1°
“Abbracciala” di di Ginevra Puccetti,
Porcari (Lucca)
-Componimento
molto semplice e scorrevole, che rivela una fragilità tutta femminile, da
comprendere e proteggere. Quasi un invito. Una sollecitazione a prendersi cura
dell’altro da sé, del suo “modo interno”.
2° “Tenere le
mani contro il vetro che mi separa dal mondo” di Anita Morri di Monzuno (Bologna)
-Un testo in cui spicca la descrizione di una condizione
insolita: il proprio isolamento, come se tutto il mondo fosse tutto fuori,
visto dietro un vetro. Questa condizione, ben tratteggiata nel componimento, in
modo quasi claustrofobico, evidenzia a tratti un’ autoreferenzialità che
non lascia uno sbocco evolutivo al testo stesso. Condizione probabilmente
voluta e riassunta nell’incipit: oggi come ieri e, ieri come oggi. Rinchiusa in
questa bolla di vetro.
Poesia
a tema libero in italiano
1° “Autunno” di Francesco Masini, Genova
- La ricorsività del tema “ è autunno” regala
alla poesia la sensazione di continuo ritorno della stagione a cui si fa
riferimento, dipingendone, ad ogni strofa, un’immagine semplice e precisa,
tratteggiata dalla musicalità dei versi. E’ un componimento sobrio, privo di
ridondanze: le tre immagini tratteggiate nelle tre strofe si arricchiscono
vicendevolmente di significati nell’incedere dei versi.
2° “Fuggo i pellegrinaggi...” di Sabrina Spinella, di Reggio Emilia
-La poesia originale che tratteggia in modo
inusuale il tema del viaggio a piedi, attraverso chi resta indietro. Se ne
mette in luce il punto di vista e il lettore è portato ad assumerne la
posizione spaziale, fisica: si procede nella lettura ed è quasi come vedere il
corteo che avanza assumendo lo sguardo di chi forse alla meta non ci arriverà
mai. L’ironia utilizzata sul finale spiazza.
- 3° ex aequo “La coperta” di Flavio Vacchetta, di Bene Vagienna (Cuneo)
-L’immagine suggestiva di una coperta offre il pretesto per narrarsi. Per
parlare di sé. Della propria interiorità. Della possibilità di “ridestarsi”
grazie ad un incontro. Ad una relazione. Là dove qualcuno è stato in grado di “infilarsi” nella fessura dei respiri
di qualcun altro. Ridestandone sensibilità e presenza.
-3° ex aequo “Un sussidiario di felicità” (lingua sarda logudorese) di
Pietro Baldinu di San Pietro in Casale (Bologna)
- Questi versi in
lingua naturale trasportano il lettore in una dimensione onirica e un po’
mistica, attraverso immagini molto evocative che rimangono impresse nella
memoria: immagini come figure di un sussidiario che si sfoglia leggendo, verso
dopo verso, dove i ricordi, ricomposti, emergono, vengono alla luce, risorgono
e “sanno” di uno splendore antico e di malinconia. Come tanti scatti per
descrivere la condizione umana di continua ricerca d’una impossibile felicità.
Prosa a tema libero in italiano
1° “Silenzi” di
Giulio Irneari (Giuseppe Raineri), Bergamo
-Una scrittura che ci prende per mano, che descrivendo spazi e tempo
crea la contrapposizione tra silenzio e rumore, tra pace (anche quella delle
dolorose visite notturne), paura, smarrimento, e pone l’accento sulla
precarietà della vita e la tenacia dell’amore e del senso di appartenenza dei
sopravvissuti.
2° “Ospedale Al-Shifa” di
Alessandro Cuppini (Bergamo)
-Un ospedale di
guerra, il dialogo tra due feriti, uno alle gambe, l’altro cieco. Noi, come il
cieco, pendiamo dalle parole di quello ferito alle gambe, ci confortano, ci
fanno “vedere”… Alla fine, come il non vedente quando riacquista la vista, ci
rendiamo conto di avere incontrato l’essenza della compassione e della
fratellanza… e il nostro cuore non ha saputo vedere
3° ex-aequo “Se un uomo è un uomo” di Emanuele Rizzi di Frabosa Sottana (Cuneo)
-Racconto che si rifà a
“Fahrenheit 451”, di Ray Bradbury. L’autore ci accompagna in un futuro di
angosciosa perdita dell’identità, dove solo una presa di posizione coraggiosa
potrà permetterci di riconquistare la nostra anima.
3° ex-aequo “Il circo dei bambini”
di Emanuele Rizzi di Frabosa Sottana (Cuneo)
- Un presente fatto di avidità e
miseria ci trasporta in un paese in cui si è persa la facoltà di gioire e
vivere la vita in senso compiuto. Come spesso accade, saranno i bambini a
ritrovare con saggezza spunti di ritorno al sorriso.
Satira e goliardia
1° “Snaturata” di Francesco Masini, Genova
-Da considerazioni sull’omologazione rispetto ai grandi
temi dell’ambiente, si è costruito un divertente racconto,anche se spesso di
non chiara lettura. Nonostante la presa di distanza il pensiero finale induce a
ricorrere alla “benefica“ Natura.
2° “La pagliuzza e la scintilla
(“La busca e la spluva”) di Luigi Lorenzo Vaira, Sommariva del Bosco,
Cuneo
-Meglio
saper scegliere con cura le persone cui dare fiducia. Sotto un apparente
luccichio, alle volte, si rivela la notte più nera.
3° “Per l’amor di Benedò” di Francesco Masini, Genova
-Il racconto dell’esame di maturità è il pretesto per considerazioni su se stessi e ciò che da noi si attende. Messa più a fuoco, la figura del tanto citato Benedò, avrebbe aiutato ad una migliore comprensione del testo.
Dialetti e lingue naturali
Con la consueta puntualità, la giuria per opere in “dialette e lingue naturali”, formata da Candida Rabbia e Lucia Renaudo, hanno invito verdetto e giudizio nei primi giorni di giugno, con mail.
Poesie
A pari merito viene assegnato il 1° premio alle poesie
- “Uno sussidiariu de felitzidade (Lingua sarda logudorese) - Un
sussidiario di felicità”, di Stefano Baldinu di San Pietro in Casale (Bologna)
- “La giòstra (lingua piemontese eporediese, di Ivrea) - La giostra” di Umberto Maria Gillio, Cascinette di Ivrea (Torino).
-Ambedue le poesie
esulano dai generi “d’occasione” e sono “poesia”
indipendentemente dall’idioma
utilizzato, perché ricche di sottili metafore, in una gamma lessicale estranea a quella comune. Ciò è reso possibile
dall’uso della lingua naturale ,
che recupera diacronicamente termini
atti ad evocare emozioni non altrimenti evocabili (non certo come,
sempre più spesso , succede per
l’italiano, fatto d’anglicismi d’obbligo anche
là dove esistono espressioni
italiane perfettamente adeguate). Come
diceva Ungaretti, “La poesia
è una combinazione di consonanti e
vocali nella quale è entrata una luce” e qui la luce è rappresentata dal sentire
che permea queste poesie : il
sentire profondo che viene
dalla lingua del cuore.
2° ex aequo “Questi scilençi
(Questi silenzi)”, in lingua genovese di
Genova, di Stefano Baldinu di San Pietro in Casale
(Bologna)
-Poesia delle
cose minime, che trasforma con inusitate
metafore ragnatele , rami, rose e
farfalle nella luce mutevole dove l’esistenza si lega all’infinito, nell’eterno silenzio che, come
“una sarsitûa” (un rammendo) riveste
l’anima.
2° ex aequo “Ȓa štŕò du ricórd (La strada del ricordo)” di Pietro Baccino di Savona
-L’autore coglie,
nell’aria pungente di primavera, il
dolore della memoria nel sonno dei nostri poveri giovani morti sul fronte ; i nomi incisi
su una
lapide che il muschio prova a coprire, il vento tra le foglie che gli
ricorda i venti di guerra, mai paghi e
che già preannunciano altre
pietre con nuovi nomi incisi,
sotto “u zé ch’u cianz” (il cielo che
piange) e che lento lo accompagna.
3° “Miali (Michele)”, in lingua
sarda lugodorese, di Stefano Baldinu di San Pietro in Casale (Bologna)
-Michele, protagonista di questa poesia, attraversa infinite
metamorfosi, che l’autore va cogliendo
per evocarne tutta la schietta
innocenza, in eterno equilibrio su un mondo cangiante che lui percorre danzando
e ridendo di chi gli da del matto : “Sos maccos seis bois” (i matti siete voi).
Prose (“Le
conte”)
1° ex aequo “Un cuaraventot (Un quarantotto)” in lingua friulana di Nicolina Ros e Luigino Vador, San Quirino, Pordenone
Spassoso racconto in friulano dove, tra “sostituzioni”, “sparizioni” e “nascita” risolutrice, si avvicendano in due stalle una pecora ed
un vitello : uno scherzo condotto
da una ciurma di burloni, ben
orchestrato e guidato per vari
“intanto . . .”, al lieto fine
tra bevute, risate e
applausi di tutti . . . compreso l’appuntato dei carabinieri.
1° ex aequo “Lino ‘l bancari dai cavèj longh (Lino il bancario dai capelli lunghi)” in lingua piemontese” di Luigi Lorenzo Vaira, Sommariva del Bosco, Cuneo
Tra le mitiche
moto Guzzi, la bottega del ciclista Fredo e la comune
passione di Lino (ël bancari dai cavèj longh) e di
Carla (la nuova farmacista) per le rombanti cavalcature, si snoda questo
simpatico racconto, dove un piemontese
schietto gioca il suo ruolo sull’etimologia del nome Besson (gemelli) e il
segno zodiacale omonimo, che favorisce tra i suoi nati personalità cangianti.
2° “Marianna dla Grangia (Marianna della Grangia)” in lingua piemontese di Luigi Lorenzo Vaira, Sommariva del Bosco, Cuneo
-Storiella “frapanta” giocata
sui doppisensi dei termini che, per un malinteso intrigo di “canapa speciale” ha portato i
protagonisti in un “estatico” finale, davvero “stupefacente” visti gli
ingredienti del caso (Spinelli, canapa fumante a iosa . . . in odore di Mari(u)ana dla
G(r)angia !).
3° ex aequo “Sacociabil veja manera (Portatile vecchia maniera)”, in lingua piemontese, Luciano Milanese di Poirino (Torino)
- L’avvento del cellulare (sacociabil) è qui salutato con una divertente scena comica : nei pochi minuti di sosta ai semafori, si svolge tutta la comica messinscena dël “blagheur” che sfoggia il primo cellulare e di Beppe che, per sbalordirlo, “telefona” lui pure dall’auto . . . ma usando la cornetta del telefono dell’ufficio, che sta trasferendo poco oltre in città.
3° ex aequo “Arcòrd ëd l’aluvion ’94 (Ricordo dell’alluvione del ’94)” in lingua piemontese di Luigi Lorenzo Vaira, Sommariva del Bosco, Cuneo
-Il racconto, in modo diretto e vissuto, ricorda quei terribili giorni dei primi di novembre, quando “Tane” (il Tanaro) esondando provocò devastazione e morte. L’attesa di un giovane compagno di lavoro, che per fortuna l’ha scampata, l’affannosa ricerca nel fango (in un garage) di un pastore tedesco... tanti fatti che ci ricordano come la nostra vita sia nelle mani del destino, sostenuta spesso solo da un filo di speranza.
Sezione “Parole ed Immagini
Visionata anche dalla giuria fotografica, la sezione di “Abbinamento
Parole ed Immagini”, ha visto definire il verdetto, nei locali del Circolo di
Mellana, con ulteriore analisi dei giurati Elisa Dani e Giorgio Casiraghi.
1° Maura Di Stefano di Busalla (Genova)
-Testo raffinato,
con immagine decisamente bella, che ben lo asseconda, rafforzandolo, coppia
vincente... Il testo è immagine e la fotografia racconto. Sono un tutt’uno
perfetto.
2°
Daniela Antonello e Pierluigi Fornasier di Padova
- Curata
presentazione delle tre opere (soprattutto “Where are you going”, “Dove state
andando”), con immagine sapientemente costruita, di grande impatto, degnamente
affiancata da un testo che la sottolinea e rafforza, rispecchiandosi nella
crudezza.
3° Manuela Bracco di Borgo San Dalmazzo (Cuneo)
-Lavoro articolato, delicato, immagini in bianco e nero
accompagnate da testi pieni di sensibilità (a partire dal primo, quello del
gabbiano in volo), legati in un rapporto non scontato, di interazione, completamente mantenuta sempre.
Curata è la presentazione, in cui si vede il tocco femminile.
Fotografie
La
giuria della XXXI edizione del “Concorso Parole ed Immagini”, per quanto
riguarda le “fotografie”, formata da Grazia Bertano, Cristiano Cerato e Massimo
Macagno, si è riunita, la sera del 31 maggio, nella sede del Circolo
organizzatore, ed ha espresso il seguente verdetto.
1 - “Animali
selvatici”
1° Lelio Giraudo di Boves
-Per “Airone cenerino”, effetto
“movimento”armonico in colori e composizione. Bella l’idea ed “effetto”
decisamente riuscito in tutti i suoi risvolti.
2° Michele Siciliano di Boves
-Per il “Camaleonte”, immagine
ben realizzata tecnicamente, buono lo sviluppo, con colori naturali.
3° Michele Siciliano di Boves
- Per “Stambecco”, bel
“ritratto”, simpatico, con buona luce e felice “postura”.
Premio speciale ad Angelo Gabelli di Castellazzo di Alessandria
-Per tre immagini, lavoro
coerente, omogeneo, in bella composizione e valorizzazione del soggetto.
2 - “Scatti lungo la mia strada”
1° Giovanni Cappello di Carmagnola (Torino)
-Per “Incontri sulla via 2”, immagine
simpatica, sottolineata bene dai colori, buona la luce e la composizione.
2° Pierluigi Peluso di Roccavione (Cuneo)
- Buona “street photography” in bianco e nero,
riflessi sulla strada...
3°
Franco Merlo di Borgo San Dalmazzo (Cuneo)
-Per “Luci del mattino”, poetico e sognante
scatto, nelle luci del mattino, idilliaco paesaggio montano, primaverile.
3 - “Quel color amaranto”
1° Sandra
Ceccarelli di Firenze
-Per “Il pane e il pesce”, buona rappresentazione del “colore” come
sensazione (“mood”), sottolineato ulteriormente dalla espressione del soggetto
(di fondo “amaranto” è anche sensazione). È foto davvero “amaranto”...
È giudicata anche la miglior fotografia della presente edizione.
Segnalazione ad Antonella Lingua di Cuneo
-Per la composizione, l’eleganza
nella realizzazione dello scatto, con sottolineatura del soggetto. Bello è lo
sviluppo. Da sottolineare son i toni pacati, morbidi.
4- “La luce ed il buio”
1° Antonella Lingua di Cuneo
-Tema perfettamente azzeccato, forse migliorabile il
“taglio”, immagine suggestiva, che sa colpire. È una fotografia che, nel buio,
sa “vedere la luce. Fotograficamente parlando è “uno sviluppo dal negativo al
positivo”.
3° Paolo Ferretti di Fornacette di Pisa
-Per
“Una notte a Cuneo”. Nella tenebra diluvio di luci dal sapore mediterraneo,
sognante, quasi irreale, felliniana. Bella la composizione.
3° Giovanni Capello di Carmagnola
-Per
“Le prime luci”, dalla bella e complessa composizione di luci ed ombre,
monocromatici, su più piani. La figura umana è in contrapposizione al complesso
in ombra, dove è luce, in luce, dove è ombra...
-Per le immagini dei loro lavori, al secondo
anche per le sue ricerche su “Buio e luci”
5 - “La fotografia e l’arte” (“fotografo
l’arte, uso la fotografia come espressione artistica...”)
1° Renato Piazzini di Firenze
-Per “Lei e Modì”, scatto che risponde
perfettamente al tema, nel sintetizzare la fotografia e l’arte, con una geniale
sfocatura in “primo piano”, per “mostrare” il vero soggetto sullo sfondo.
Rappresenta l’arte, ma è anche “fotografia che fa arte”.
2° Angelo Gabelli di Castellazzo di
Alessandria
-Per la “vedova inconsolabile
sulla tomba”, scatto che arriva del cimitero monumentale genovese di
“Staglieno”, vera miniera di ispirazioni fotografiche. È capace di cogliere
efficacemente uno dei tanti ottimi particolari del sito.
3° Marcella Gurrieri di Vercelli
-Per “Impressioni”. “La
fotografia davvero “come arte”, “espressione artistica”, con chiare evocazioni
“impressioniste”...
Mellana di Boves, 6 agosto 2022
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