domenica 29 giugno 2025

“Delfi, incontro mitologico tra la dea Selene, il dio Apollo ed una mortale” - Mariacristina Neri - Rimini

 “Delfi, incontro mitologico tra la dea Selene, il dio Apollo ed una mortale”

 

“Luna, corpo celeste a noi più vicino. Fin dai tempi remoti, al calar della sera, seduci gli esseri viventi, che rivolgendo lo sguardo al ciel ti cercano, ti bramano e, mai stanchi, ti ammirano. Tu, ricambi tanta venerazione, effondendo la tua luce argentea, che dona una nota romantica ad ogni paesaggio sul quale dolcemente ti distendi per riposare. Eserciti attrazione sulle maree, ma anche sui nostri pensieri. Lucente protagonista di miti arcaici, fonte d'ispirazione per poesie, dipinti, storie e leggende. Impossibile resistere al tuo intramontabile fascino. Rischiari le notti più buie. Temeraria, sfidi l'oscurità. Offri un rifugio, a chi è in cerca di tepore. Innumerevoli, i significati esoterici legati a te. Simboleggi la magia, l'acqua, l'eterno ritorno, l'energia femminile, la sensibilità, la rinascita, la fertilità, la vita onirica. Nei tuoi cicli, l'uomo ha individuato le leggi che regolano la vita. Influenzi anche il parto di un nascituro, favorendo contrazioni e rottura delle acque.” Rivolgo alla luna il mio inno.

La dea Selene, personificazione ellenica della luna piena, ed io, ci incontreremo al Santuario di Delfi, la notte del 19 agosto, al cospetto di Apollo, dio del sole. Lei si presenterà con la sua consueta veste argentea, io con pantaloni fiorati, maglietta ed infradito. Il suo volto sarà pallido, il mio sarà abbronzato dal sole ellenico. Mi trovo in Grecia con la mia famiglia. Stiamo esplorando il rigoglioso nord. Ho in mente un pensiero che prende corpo di ora in ora...Lancio la proposta a mio figlio e a mio marito: “Domani sarà visibile il plenilunio. Vorrei trascorrere la serata al sito archeologico di Delfi.” “Delfi di notte? Sì!” Mio figlio è euforico. Anche mio marito mostra molto interesse per la mia idea. L'indomani, dopo una colazione a base di dolci dall'inconfondibile aroma di cannella, ci mettiamo in moto. Quattrocento chilometri e cinque ore d'auto, ci separano da Delfi. Una sola breve deviazione, alla ricerca di campi di tabacco. Devono essere nei dintorni, ma non riusciamo a trovarli. Le indicazioni fornite dal fornaio che ci ha rifocillati, si rivelano giuste: all'improvviso, davanti a noi, una distesa di campi di tabacco a perdita d'occhio. Scendiamo dall'auto e passeggiamo tra le piante. Che spettacolo magnifico...Gli arboscelli sono tutti in fiore ed il fiore è costituito da un grappolo di delicate campanule rosa.

Emanano un profumo intenso e creano un pittoresco contrasto cromatico con il fusto verde brillante del tabacco. Inebriati dall'essenza inconfondibile di caramello della nicotiana tabacum, lasciamo i campi e ci rimettiamo in viaggio. Dopo qualche ora d'autostrada scorgo in lontananza il Monte Olimpo, dimora degli dei, perennemente ammantato di nubi sulla vetta. Scorrono davanti ai miei occhi anche i cartelli stradali che lo indicano. Mi devo trattenere. Sono assalita da una curiosità irrefrenabile...”Andremo un'altra volta al Monte Olimpo. Delfi ci attende”, sussurro a me stessa nel tentativo di placarmi. Le strade greche sono colme di continue tentazioni. Indicazioni di siti archeologici, musei, monasteri, ponti, sono disseminate ovunque. Io vorrei visitare tutto, vedere tutto. Vorrei raggiungere i villaggi più remoti solo per sedermi ad un cafeneion ed assaporare questa atmosfera intima, introvabile altrove. Ora che mi sono tranquillizzata, dopo alcune centinaia di chilometri, a tentarmi appare un altro cartello: “Termopili”. Riaffiora nella mia mente la battaglia, la figura di Leonida...Ma devo resistere. Una sosta potrebbe costarmi il mio incontro con la dea Selene. “Tornerò”, prometto ai miei luoghi del cuore, rivolta al finestrino dell'auto, mentre ci allontaniamo. Attraversiamo un valico di montagna. La vegetazione è fitta e lussureggiante. Controllo la distanza ancora da percorrere: il sole è ancora alto nel cielo e oramai non manca tanto alla meta. Finalmente arriviamo a Delfi. Siamo in perfetto orario, ma una temuta e sgradita sorpresa è in agguato : il cielo è coperto, grigio e minaccioso. Nooo...Vedo svanire il mio tanto sognato plenilunio al Santuario...Depositiamo le valigie in un piccolo albergo dove alloggeremo per la notte. Usciamo per cenare. Piove. Ma com'è possibile? In Grecia non piove mai d'estate. Sono delusa, preoccupata e taciturna. Ci tenevo così tanto a visitare il sito archeologico sovrastato e rischiarato dalla luna piena... Non so quante volte ho cercato di immaginarlo... Continuo a ripetermi che devo accettare che le nubi mi impediscano di assistere a questo spettacolo celeste. Non sono ad una rappresentazione teatrale. Sapevo che una perturbazione avrebbe potuto rovinare tutto. Qua siamo circondati dalle montagne, per cui un temporale è possibile. Ma in cuor mio, non mi do pace. Ceniamo. Mi consolo con una birra greca, pensando che visiteremo il sito il mattino seguente. Usciamo dalla taverna. Cambio repentino di scena. Una brezza lieve, asciutta, calda, ci avvolge e quasi ci accarezza. Non piove più. Il cielo è limpido, sereno. E la luna meravigliosa, tonda, piena, enorme, splende luminosa. “La luna! La luna! Guardate. E' immensa!”, grido gioiosa come una bambina. Una magia. La dea Selene, inguaribile lunatica, deve avermi tirato un brutto scherzo. Ma la Grecia, sapendo quanto amore nutro per questa terra, deve averla rimproverata. Siamo molto vicini al sito. Ci incamminiamo immediatamente. Il personale all'ingresso ci accoglie con la tipica e commovente ospitalità ellenica. Insieme a noi, famiglie con bambini piccoli, gruppi di ragazzi, persone anziane. Partecipiamo tutti ad una grande festa. Sento parlare esclusivamente in greco. Questo sito archeologico colpisce anche per il solenne paesaggio naturale in cui sorge, sapientemente scelto dagli antichi Greci. Delfi infatti, è situata in una posizione privilegiata, ai piedi del massiccio del Parnaso, che sfiora i 2500 m., incastonata tra le rocce Fedriadi. Eppure da lassù, è possibile ammirare anche il mare, poiché il Golfo di Corinto non è distante. Come antichi pellegrini ci apprestiamo a percorrere la Via Sacra, camminando tra antiche vestigia. In tempi remoti, questo sentiero era reso ancor più suggestivo dalla presenza di enormi bracieri di bronzo ardenti, ora custoditi nel museo annesso al sito. Io, completamente immersa nell'atmosfera del Santuario, sto facendo anche un viaggio nel tempo. Vorrei cambiarmi gli abiti, indossare il peplo e raccogliere i miei capelli in lunghe trecce. Si respira aria mistica. Secondo la mitologia, due aquile inviate da Zeus agli antipodi del globo terrestre, si incontrarono in volo proprio nel cielo sovrastante Delfi, indicando dunque in questo punto, l'ombelico del mondo. Sono talmente assorta, che dinanzi all'omphalos (ombelico), odo lo stridio delle aquile, nel momento del reciproco avvistamento in volo. Saliamo lungo la Via Sacra. Ci fermiamo davanti al “Tesoro degli Ateniesi”, un tempietto dorico che, con la luna piena come sfondo, ipnotizza i visitatori. Mi siedo su di una pietra per ammirarlo. Scatto una miriade di foto. La scena è talmente poetica che non so quale inquadratura possa essere fedele a tanto splendore. Il dio Apollo, con la complicità della dea Selene, ammalia i visitatori. Mio figlio stregato ed in preda ad uno slancio di entusiasmo, mi prende in braccio e chiede al padre di immortalarci. La visita notturna al sito, si rivela coinvolgente e divertente. Con l'ausilio di una torcia illumino i punti più oscuri del nostro cammino. Appare dinanzi a noi un'isolata colonna ionica, realizzata in marmo pario, emblema del sito. Posso avvicinarmi. E' finemente cesellata. Osservo i particolari dei motivi scolpiti: la lavorazione è accurata, minuziosa ed elegante. Un cipresso che si erge dietro la colonna, ed un monte che si delinea nitidamente nel cielo notturno, costellato di infiniti puntini brillanti, creano uno scorcio incantevole. Giungiamo al Santuario di Apollo. Pare che la dea Selene, qui, abbia sfoderato tutto il suo fascino: è straordinariamente generosa e fulgida. Il tempio è illuminato unicamente dalla luna piena, che effonde talmente tanto chiarore, che a noi pellegrini non resta che venerare le sei colonne doriche che svettano nel cielo di Delfi. Tempio, plenilunio, figlio...Le immagini colpiscono i miei occhi e raggiungono il mio cuore, annidandosi lì, per sempre. Qualche piccola nube decorativa, visibile anche di notte, grazie alla luce proiettata dalla luna, trasforma la scena in un dipinto. Un dipinto di una bellezza da togliere il fiato. Provo una gioia infinita e profonda. Mi siedo per terra e rimango da sola, in silenzio, in contemplazione. La luna, leggiadra, s'insinua tra le colonne del Santuario, per giocare con il dio Apollo e, forse, anche con noi mortali in estasi. Mi guardo intorno. Anche gli addetti al sito sono seduti per terra accanto a me. Si godono lo spettacolo e scattano foto. Si scorge perfettamente il profilo imponente della catena del Parnaso. Vorrei fermare questo momento per sempre. Ma non posso. E allora cerco di farlo durare il più a lungo possibile e di godermi ogni istante, ogni immagine, ogni profumo, ogni emozione, ogni sensazione.

Sul frontone del tempio di Apollo vi era scolpita la scritta “Conosci te stesso”, un invito ad esplorare la propria interiorità e a riconoscere i propri limiti. Tale monito divenne il cardine del pensiero di Socrate. Conoscere sé stessi richiede una paziente e costante riflessione introspettiva, ma anche coraggio e verità. I pensieri ingannevoli devono essere allontanati. Mi abbandono a considerazioni filosofiche, sopraffatta dalla suggestione sprigionata da questo sito intriso di spiritualità. Sono a pochi passi dall'altare di Apollo e dal punto esatto in cui venivano emessi i responsi. Amo farmi travolgere dal fascino sublime di questo luogo sacro. Delfi era infatti, la sede dell'oracolo più celebre e più venerato del mondo greco antico. L'oracolo veniva consultato per questioni politiche, ma anche private. Il dio Apollo rispondeva mediante una sacerdotessa, chiamata Pizia. La cerimonia si svolgeva nell'adito, una cella sotterranea situata nel tempio di Apollo, dove la Pizia masticava foglie di alloro contenenti una sostanza allucinogena e respirava gli effluvi di vapori che scaturivano da una fenditura della roccia. Sprofondata in uno stato di trance, emetteva vaticini enigmatici ed incomprensibili dinanzi ad alcuni sacerdoti, che avevano il compito di interpretarli. Queste narrazioni sulla Pizia, tramandate da fonti letterarie, rivelano l'importanza che il Santuario rivestiva nella civiltà greca, nella religione e conducono la mia psiche lontano... La vedo. Capelli nero corvino raccolti sulla fronte, sciolti sulle spalle e sulla schiena nuda. Veste candida, fluente, lunga fino alle caviglie. Occhi truccati di nero e labbra dipinte di rosso. Volto sudato per i vapori esalati dalla terra. Seduta sul tripode di bronzo, pronuncia parole indecifrabili. Il suo corpo esegue una danza oscura, poi i movimenti si fanno più veloci, fino a diventare convulsi. Ed ora giace al suolo, esangue, incosciente.

Rimango qua in estasi, anche senza aver masticato foglie di alloro e respirato vapori, fino alla chiusura del sito. Sono così felice che mi pare di non toccare il suolo, ma di volare sulla Via Sacra. Usciti dal Santuario, prima di raggiungere l'albergo, ci dirigiamo alla fonte Castalia. Dalla roccia sgorga acqua di sorgente in cui la Pizia si immergeva nuda. I pellegrini, nei tempi antichi, utilizzavano l'acqua della fonte per i riti di catarsi, prima dell'ingresso al Santuario. Noi abbiamo invertito il rituale, stiamo facendo catarsi all'uscita. Spero che il dio Apollo non sia adirato... Ci rinfreschiamo il viso, poi i piedi impolverati, alla fine mio figlio ed io scherziamo, ci tiriamo l'acqua ed in pochi minuti siamo completamente bagnati. Ora purificati, rinfrescati, bagnati ed appagati, ci abbandoneremo tra le braccia di Ipnos. Selene, dea della luna piena, e Apollo, dio del sole, hanno dato vita ad una notte prodigiosa. Noi tre, siamo i testimoni di questo piccolo, grande miracolo.

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