Aberrabondanseuse
Vorrei
ogni cosa
non
esser davvero come io vedo.
Ora
la cifra del nostro tempo
è l’incertezza.
Quale
la colpa?
Cupe
ebrezze m’invogliano
a
corrompere
quel
che m’è intimo.
Le
mie strade, ogni affetto,
il
mio volto stesso.
Giocosamente,
a
perdifiato
volteggio,
girovago.
Per
il mondo sconnesso
Duilio
Carpitella, Roma
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