sabato 25 luglio 2020

Nicoletta Ros - Lingue naturali 2020 - Vincitrice e segnalata


 

SOT  SERE          (Lingua friulana)

 

E alfin ven e scrufiti 

lì che il flum s’imbraçe al mâr

ven a viodi il cocâl

saltà drenti lis ondis

e pò svolà su in verticâl

cul pès tal bec.

 

Sore l’aghe

l’aiar al è une arpe

ca cjarine ruis

e al scompon

chěs platadis  dentri il cûr 

che stan cuietis

par no fânus sofrì.

 

E cuant che tal tramont  

il soreli cole sot il mont

lasse stâ il colôr cal spire

ten cont  il riflès

cal reste insomp dai vȏi.

 

Cence lagrimis,

cence malusarie

nus console un cjant

cal ven di lontan

Intant che il Mâr racuei il flum

nût devant di se.  

 

NELLA SERA

 

E infine vieni  e accucciati

dove il fiume sfocia in mare.

Vieni a vedere il gabbiano

tuffarsi nelle onde

e poi su in verticale

col pesce dentro al becco.

 

Sull’acqua

il vento è un’arpa

che sfiora le sue rughe 

scompone le nostre

nascoste in fondo al cuore

dove quiete stanno

per non farci soffrire.

 

E quando nel tramonto

il sole cade dietro il mondo

non badiamo al colore che muore

teniamo il riflesso

che resta  in fondo agli occhi.

 

Senza lacrime

senza malinconia

ci consolerà un canto

che viene da lontano

mentre il Mare accoglie il fiume

nudo davanti a sé.





        PENAC’US  TA I  MAGRȆTS -  (Lingua friulana)

Si frantume il magri paisaç
fra claps e flôrs natîfs.
Arbussits e sterps sverdein
ta la cjarece lizêre
da la sere e dibot si spalanche
tal respir dal vint
a scontrâ il perlin
vongolâ dai monts.

Piuleç insiumîts di ucielus
Temerôs sunsurs  jenfri gjenerôsis
plumis di mame.
Dôi madracs neris cjocs di soreli
a duarmin imbraçâs.
Un sgrisul di aiar mouf
i riçots di aur dai penac’us:
fassinants cjaviei di Fade.

E tal cidin   il busineç
al è un cjantarin che,
spietant la rosade da l’aurore
al conte al cîl
i segrets dai Magrêts.


PENAC’US SUI MAGREDI

Si frantuma il magro paesaggio 
tra sassi e fiori originali.
Arbusti e cespugli verdeggiano
nella carezza lieve della sera
che apre d’improvviso
nel respiro del vento
a scontrare l’indaco 
ondeggiar dei monti.

Pigolii assonnati di nidiacei
trepidi frullii tra generose
piume materne.
Due bisce nere ebbre di sole
dormono allacciate.
Un brivido d’aria  muove
i riccioli d’oro dei penac’us (1):
affascinanti capelli di Fata.

E nel silenzio il fruscio
è un cantastorie che,
aspettando la rugiada dell’aurora,
racconta al cielo
i segreti dei Magredi.


1 (penac’us- stipa pinnata)
2 (Magredi- Terre magre- 43.000 ettari “Zone Speciali di Conservazione” (ZSC) nella “Rete europea Natura 2000 per la tutela della biodiversità".


 

TRA CÎL E FLUM - (Lingua friulana)

 

Se tu alçis i vôi ochi

il cîl ti cole intor

tu sâs cal è di ducj

ma su la grave,

tu lu sintis dome to.

E cuant che il blu

di lusignis s’impie

vegnin dongje ricuarts

e lancûrs lontans

filuts pontâts

tal imperfet vistît de vite

 

L’invier ochi al à claps glaçâts

crepis di pantan

e cricâ di fueis muartis,

ma a no si umbrissin i arbui,

crots a slungjn braçs

a saludâ blancis montagnis

 

Capite che cualchidun

nicjât di cjant de aghe

al secj il flât                                         

ma sot chest cîl,

tal florî des violis,

arbussits di gnûf

a ridin a le vite. 

 

 

SUL FIUME

 

Se alzi gli occhi

il cielo qui ti cade addosso

sai che è di tutti

ma sul greto

lo senti solo tuo.

Mentre il blu                                                                 

si accende di fiammelle                                                                                                                                         

si affacciano ricordi                                                  

e languori lontani

fili ricamati sull’abito imperfetto

della vita. 

                                                                                                                                                       

L’inverno qui ha sassi gelidi

Incrinature di fango

crepitio di foglie secche 

ma non sono tristi gli alberi                                                                                      

che nudi protendono rami                                                          

a salutare monti bianchi.

 

Capita che qualcuno

cullato da canto d’acqua

inaridisca il respiro

ma nel fiorire delle viole

sotto questo cielo

nuovi virgulti

sorridono alla vita.




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