mercoledì 21 luglio 2021

"Cherso, mia patria" poesia segnalata di Pietro Baccino - Savona

 

Cherso, mia patria

 

Era di maggio, tempo di barbarie.

La falce della guerra si abbatteva

su gente senza colpa, tranne quella

di frequentare un idioma sgradito.

Era di maggio, e il padre a dorso nudo,

lo sguardo opaco senza il pince-nez,

segnato a sangue dalle mani ostili

e sommerso dall’odio si smarriva

nel buio di un andar senza ritorno.

Di lui ci resta una fotografia

e ricordi da bimbi, e il suo sorriso

se ci osservava cavalcare il mulo

e i giorni della festa, quando ognuno

in famiglia scioglieva la sua gioia.

Niente più. Poi la fuga nella notte

sul bragozzo per Pola, ed era maggio

quando crollava un  mondo e salutavo

l’isola patria per l’ultima volta

e gli affetti infantili frantumati.

E solo nei frammenti

della memoria rivivo quei giorni

e mi sovviene il sapore mielato

degli acini dorati sotto il sole,

i fichi dolci reclini sul ramo

e l’aroma di salvia e rosmarino.

Era di maggio, quando mi han rubato

il futuro possibile e la casa,

la cisterna del tempo di Colombo,

la nonna che affacciata alla finestra

mi sorrideva dolce, il giardinetto

della magnolia dalle foglie lucide

e i pesci rossi nella vasca tonda.

E’ lontana nel tempo e nello spazio

quest’isola, che torna alla memoria

quando accarezzo l’onda leggera

e ripenso alla tenue trasparenza

del mare che ho lasciato, alla ghiaia

di lucido calcare levigato,

alle reti approntate per la pesca.

E vedo ancora, con gli occhi d’allora,

i muri a secco e gli ulivi d’argento

nutriti dall’argilla, e nei recinti

pecore in cerca di un cibo povero.

E poi non vedo più, perchè si bagna

di lacrime lo sguardo, e mi abbranca

l’animo il desiderio del ritorno.

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